Oggi ho sentito un fatto di cronaca che mi ha fatto riflettere: a Trieste un ragazzino è caduto in depressione ed è stato allontanato dai genitori dalla propria scuola nella quale alcuni compagni di classe lo avevano picchiato e schernito, chiamandolo “monnezza”. Questo atteggiamento era iniziato contestualmente al problema dei rifiuti a Napoli, la sua sola colpa: aver una madre di origine napoletana… Questo episodio, che ha dell’incredibile, non è diverso da altri fatti di cronaca in cui le cause di discriminazione sono quelle legate alla diversità etnica, culturale e religiosa e nei quali la colpa non è da ricercare solo nell’atteggiamento sbagliato dei ragazzi ma nella loro educazione, che prima che nella scuola, deve avere delle valide fondamenta nell’ambito familiare. Il bambino va educato al rispetto della dignità, al rispetto dell’anziano, al rispetto di tutta la gente, al rispetto anche del dolore e del disagio, e questo, “purtroppo”, non è un compito semplice. Oltretutto i bambini sono sempre di più figli unici, che non imparano a condividere, diventando inevitabilmente egoisti e cercano poi aggregazione col più forte quando sentono minacciata la loro posizione. La famiglia dovrebbe controllare che l’educatore del bambino non sia solo la televisione e che questa, quando è inevitabile, aiuti all’educazione; i produttori di cartoon e film per ragazzi abituino il bambino alla diversità, introducendo fra i protagonisti tutte le razze e promuovendo la pacifica convivenza fra esse, eliminando la cattiveria e la violenza, la premiazione dell’ego, la prevaricazione del cattivo sul buono. Ormai in TV la bontà non fa’ notizia, mentre il fattaccio sì. Io sono un ragazzo di 18 anni, e nel mio quotidiano, quando prendo i mezzi pubblici, quando vado a scuola, quando sono in giro con gli amici, assisto spesso a fenomeni di maleducazione e teppismo e mi domando da quale disagio interiore possano nascere detti atteggiamenti; mi sono fermato ad osservare qualcuno e ho capito che, preso singolarmente, nessun soggetto sembra pericoloso, ma, quando ci si aggrega e si forma il “gruppo”, ci si sente forti e si fanno le “balordate”che qualcuno propone.. Se poi a questo si aggiungono ALCOOL E DROGA la miscela diventa esplosiva! Potrebbe essere che dietro al disagio ci sia un’assenza di affetti, di persone da stimare ed emulare, la mancanza di ideali o di punti di riferimento solidi, oppure, esso può essere frutto di delusioni, di frustrazioni che sfociano inevitabilmente in violenza, verso ciò che rappresentano le istituzioni. Per focalizzare l’attenzione dei giovani verso la convivenza civile, verso il rispetto degli altri, bisogna che le istituzioni facciano luce su se stesse, le persone addette a governarci siano pulite e stimabili e non perché lo dicono loro, ma perché lo sono veramente e siano persone “elette”, ossia scelte e invitate a governarci per le capacità comprovate, e non per le scelte di partito. Noi giovani abbiamo bisogno del buono esempio, abbiamo bisogno di credere negli adulti, abbiamo bisogno di aver fiducia nel futuro, il nostro futuro deve essere un progetto e non una scommessa!!!! C’è tanta gente come me che è stanca di sentire parlare di fattacci!
C’è gente che si emoziona leggendo i pensieri di Giovanni Paolo II, che non era solo il papa dei cattolici ma anche dei laici, dei colti e dei meno colti, che AMAVA NOI GIOVANI, che ha saputo parlare e farsi amare, da tutti, indipendentemente dalla loro religione, dal colore della pelle, dal loro pensiero politico, dalla loro condizione sociale. “Non abbiate paura!” era la sua frase d’incoraggiamento, è questo che ci manca, il “coraggio di cambiare le cose”! Non dobbiamo avere paura, dobbiamo imparare ad amare chi è diverso da noi, il cammino dell’amore verso gli altri è difficile, è lungo, ma il traguardo è meraviglioso, l’impegno è notevole ma non impossibile, e deve essere davvero di tutti . Se chi governa ha come obiettivo il raggiungimento di un benessere sociale diffuso, equilibrato, basato sul rispetto e dignità di ogni singola persona, si riesce ad ottenere una convivenza pacifica, anche con l’aiuto del tempo che pian piano “smussa e modella” le diversità. Il cammino verso la pace è lungo ma si deve perseverare. I Governi devono legiferare, creando una nuova costituzione non solo europea ma mondiale, i cui obiettivi principali devono essere:  totale assenza di discriminazioni;  condivisione del benessere;  pace;  rispetto della dignità umana. Alla realizzazione di questo progetto devono concorrere tutte le istituzioni e in ogni ambito va applicata la regola d’oro del rispetto della dignità e unicità dell’essere umano. Nello sport, non deve succedere, che un pugile venga escluso perché è muto o un corridore perché ha una protesi alla gamba! La competizione è giusta, ma ci deve essere rispetto e non fanatismo di squadra. Nel mondo del lavoro, bisogna ricordarsi di un proverbio tramandatomi in famiglia: “ogni catena non è più forte della sua più debole maglia”; ciò significa che si deve lavorare collaborando e non prevaricando. Nella scuola si deve insegnare:  il rispetto dell’ambiente circostante;  il rispetto dei compagni;  il rispetto dei docenti (e questi imparino ad insegnare con l’esempio e non siano semplici oratori). Si è elevato l’obbligo scolastico, ma non il livello culturale. Si prenda esempio dall’India, che non è certo una nazione ricca, eppure è la fucina di ingegneri e medici di ottimo livello. Si investa su di noi e si applichi la meritocrazia onde evitare la fuga dei cervelli. Si dovrebbe incoraggiare lo studio di materie come il diritto e in particolar modo ogni italiano dovrebbe conoscere la costituzione, solo così si giunge ad una partecipazione consapevole. Venga dato spazio sui libri alle persone dall’animo nobile, che hanno dato la vita per inseguire un ideale, un sogno! Ci avete fatto caso, per esempio, a quanto spazio sui libri di storia venga dato a personaggi come Hitler e quante poche righe vengano riservate a Gandhi o Martin Luther King, che nel suo ultimo discorso, prima di essere ammazzato, disse : ” I HAVE A DREAM”, “ho un sogno”, perfettamente consapevole, che non sarebbe riuscito a vedere realizzato il sogno di vedere abbattuto nella realtà americana ogni sorta di pregiudizio etnico e razziale? Si accendano i riflettori su queste belle persone, cercandole nella storia indipendentemente dai luoghi, dalle religioni, dalla cultura, dal ruolo sociale, nel mondo occidentale ma anche in quello orientale, affinché ogni giovane si senta rappresentato, facendo luce sulla parte buona del loro messaggio così da creare i buoni ideali. S’infiammino le passioni elette, vengano dettate anche le regole di vita, che devono essere formulate in modo equilibrato, tenendo conto che la globalizzazione ha portato alla convivenza di gente di diverse etnie, di culture diverse e di religioni differenti; in questa diversità si può trovare il giusto equilibrio; il modo di non ferire è rispettare senza prevaricare. C’è un mezzo unico e straordinario per comunicare i pensieri : LA MUSICA! Come dimenticare i concerti dei “Beatles”, le parole dei brani di John Lennon o quelli di Bob Dylan, promotori di pace e trascinatori di giovani da un continente all’altro! Riappropriamoci della nostra parte più sana: lo spirito, che oggi è sempre più soffocato dal materialismo imperante. L’uomo è scintilla del divino e Dio è Amore. Ognuno di noi nasce per amore e con l’amore si alimenta. Allora smettiamola con la morale dell’utile e pensiamo a quella della solidarietà disinteressata; un GRAZIE, un sorriso, pagano molto più del vile denaro. Le cose passano, i sentimenti restano. Anch’io “ho un sogno”: vivere in un mondo pulito, senza barriere né guerre. Probabilmente non lo vedrò realizzato, ma col mio impegno voglio gettare un seme; se non ci sarò io, qualcun altro ne raccoglierà i frutti e sarà valsa la pena di vivere. Volete sognare con me?

 

Ilario De Vincenzo