Il rapido susseguirsi di straordinarie scoperte scientifiche e di sofisticate innovazioni tecnologiche fa sì che sempre più frequentemente torni alla ribalta l’annosa questione delle frontiere della scienza e dei suoi rapporti con l’etica e con la religione. Scienza e religione mirano allo stesso fine: l’acquisizione della verità. Già il Concilio Vaticano I nel 1870, riconosceva che «non solo la fede e la ragione non possono discordare tra loro, ma devono integrarsi vicendevolmente». Cosa, dunque, fa scaturire i tanti dissidi di cui spesso si sente parlare? La Chiesa, in effetti, non ha nulla da opporre contro la legittima autonomia della scienza, ma la rispetta sinceramente; non vi può essere contrasto tra il «vero» conosciuto dalla ricerca scientifica e il «vero» conosciuto attraverso la fede. La preoccupa invece l’uso distorto e disumanizzante che se ne potrebbe fare, quando si assolutizza il valore della ricerca scientifica, fino a negare in essa l’esistenza di ogni limite o vincolo morale. Pertanto la Chiesa, con la medesima convinzione con cui dice «sì» alla scienza e alla tecnica, dice «no» allo «scientismo». Per «scientismo» intendiamo una deformazione del concetto di scienza, in forza di cui la scienza avanza una duplice pretesa assolutistica: quella di costruire l’unica valida forma di conoscenza di ogni realtà, compreso l’uomo e quella di non dover far riferimento a nessun vincolo morale, né quanto alle finalità perseguite, né quanto ai mezzi adottati. Ciò su cui dobbiamo riflettere è che non tutto ciò che tecnicamente è possibile lo è eticamente, l’autonomia scientifica non può essere assolutizzata, deve invece armonizzarsi con altre forme della conoscenza umana, non dimenticando che la scienza è uno strumento nelle mani dell’uomo e non il contrario. Sinceramente penso che l’avversione nei confronti della Chiesa sia tutt’oggi dovuta ai pregiudizi che si è creata nel passato, quando era accusata di oscurantismo nei confronti della conoscenza. Oggi la situazione è cambiata, il Vaticano è aperto a qualsiasi forma di dialogo, mai si è opposto e mai si opporrà alle straordinarie scoperte della ragione, se non quando esse minacciano l’uomo stesso. Dovremmo, perciò, essere grati alla sua intransigenza se oggi possiamo ancora vantare di goderci la nostra unicità!

«Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti»
(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2271)

Ilario De Vincenzo